Uomo del Futuro – Parte III
Il Futuro della Specie e la Selezione Naturale della Coscienza
L’evoluzione non ha mai avuto riguardo per nessuno.
Non premia i buoni, non punisce i cattivi.
Premia chi si adatta,
punisce chi si ostina a restare indietro.
Ma attenzione: oggi, non sopravvive chi si adatta al lavoro,
sopravvive chi si adatta a non dover più lavorare.
La selezione naturale del futuro non è più fisica,
è coscienziale.
Sopravvivranno gli uomini che sapranno riconoscere il proprio scopo,
che vorranno prosperare,
che capiranno come funziona il nuovo ordine delle cose.
L’umanità si sta dividendo. Non per razze. Non per religioni. Non per nazioni. Ma per livello di coscienza.
Da una parte ci saranno gli umani reali, coloro che hanno compreso la natura capitalista dell’uomo, che hanno fatto pace con il fatto che la libertà si conquista, che la prosperità è il metro della verità.
Dall’altra parte, la massa: una sottospecie in via di estinzione. Biologicamente umana. Filosoficamente incompleta. Un popolo che crede ancora che “il lavoro nobilita l’uomo”, mentre insegna ai figli a vendere il proprio tempo per sopravvivere.
Questa non è una visione apocalittica, è una constatazione evolutiva, una fase naturale.
Ogni civiltà è arrivata a un bivio, ma nessuna prima d’ora aveva gli strumenti per superarlo.
Noi sì. Abbiamo intelligenze artificiali, automazioni, reti globali, abbiamo conoscenze, strumenti, potenziale… Abbiamo tutto tranne la coscienza collettiva per usarli.
E quindi ora siamo davanti a un punto di non ritorno.
Chi non svilupperà interesse a prosperare, sarà escluso. Non per colpa di un complotto, ma per inutilità sistemica. Nel nuovo mondo, non ci sarà spazio per chi non sa cosa farne della propria libertà. Perché la libertà senza direzione è solo caos. E il nuovo sistema non può permettersi il caos.
Il futuro non è per tutti.
Il futuro è per chi ha compreso che essere uomo
non significa vivere come un animale,
ma costruire come una divinità.
Chi resterà aggrappato ai vecchi modelli sarà abbandonato da tutto: dalla tecnologia, dalle istituzioni, dalla storia. E si ritroverà senza ruolo, senza utilità, senza senso.
Questa non è la morte del corpo. È la morte dell’anima.