Il lavoro non nobilita l’uomo, lo rende schiavo

L’evoluzione della distribuzione della ricchezza spiega, in soldoni, che con il passare degli anni, sempre più persone sono andate a stare sempre peggio, mentre sempre meno persone sono andate a stare sempre meglio.

Il grafico sotto è stato preso dal libro Capitale nel 21° Secolo, di Tohmas Picketty, in cui si vede l’andamento delle due economie, quella degli scambi e del lavoro (g = growth = crescita economica (economia reale)) e quella del ritorno dagli investimenti.

Da dopo la fine della seconda guerra mondiale, le due economie hanno inziato a contrapporsi, con la prima che ha inziato a calare e la seconda che, invece, ha continuato a crescere.

L’aumento del numero dei lavoratori ha causato l’abbassamento progressivo del valore del lavoro (inflazione), e questa è la ragione per cui tutti quelli che hanno creduto nel lavoro, sono andati a stare sempre peggio. Non solo… con il passare degli anni, la tecnologia ha fatto passi da gigante, facendo perdere lavoro a sempre più persone, diventate obsolete a fini di produttività.

Siamo al punto in cui più della metà della popolazione è composta da persone sostituibili dalle macchine, il che causa una disoccupazione di massa che si traduce in un gran problema sociale e umanitario, senza precedenti, un problema che può essere risolto solo eliminando gli obsoleti.

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