Libertà – Diritto inalienabile e sacrosanto, o condizione?

Ho posto a Gemini, l’intelligenza artificiale di Google, questa domanda: “Se la libertà è un diritto inalienabile o sacrosanto, come dicono in molti, perché esistono le galere?”

La sua risposta è stata questa…

La tua domanda tocca un punto cruciale nel dibattito sulla libertà e sulla giustizia: come conciliare il diritto inalienabile alla libertà con la privazione della stessa attraverso la detenzione in carcere?

La risposta a questa domanda richiede una riflessione articolata che tenga conto di diversi aspetti:

    • La libertà non è assoluta: Sebbene la libertà sia un diritto fondamentale, non è un valore assoluto. Essa trova i suoi limiti nel rispetto dei diritti degli altri e nell’osservanza delle leggi. Quando un individuo commette un reato, infrange questi limiti e quindi può essere privato della propria libertà come conseguenza delle proprie azioni.
    • La funzione della pena: La privazione della libertà, attraverso la detenzione in carcere, è una forma di pena che ha diverse finalità:
    • Retribuzione: La pena serve a punire chi ha commesso un reato, restituendo simbolicamente il male causato alla società.
    • Prevenzione generale: La pena ha una funzione deterrente, scoraggiando altre persone dal commettere reati.
    • Rieducazione: La pena può servire a rieducare il condannato, favorendone il reinserimento sociale.
    • La riforma del sistema carcerario: Molti critici del sistema carcerario sostengono che la detenzione prolungata non sempre è efficace nel rieducare i detenuti e può addirittura avere effetti negativi sulla loro personalità. Per questo motivo, si propongono alternative alla detenzione, come i lavori di pubblica utilità o le misure alternative alla detenzione.
    • Il dibattito sulla giustizia riparativa: Sempre più spesso si parla di giustizia riparativa, un approccio che pone al centro la riparazione del danno causato dal reato, coinvolgendo sia la vittima che il reo in un processo di mediazione e riconciliazione.

In conclusione, la privazione della libertà, pur essendo una limitazione drastica di un diritto fondamentale, può essere giustificata in alcuni casi come conseguenza di un reato. Tuttavia, è fondamentale che la pena sia proporzionata al reato commesso e che il sistema carcerario sia finalizzato alla rieducazione e al reinserimento sociale dei detenuti.

Alcuni punti di riflessione:

    • La dignità umana: Anche le persone private della libertà mantengono la loro dignità umana e hanno diritto a un trattamento giusto e umano.
    • Le condizioni di detenzione: Le condizioni di detenzione hanno un impatto significativo sulla possibilità di rieducazione e reinserimento sociale dei detenuti.
    • Le alternative alla detenzione: È importante esplorare e promuovere alternative alla detenzione, come le misure alternative e la giustizia riparativa.

La tua domanda apre un dibattito complesso e affascinante che merita di essere approfondito.


Stando a questa risposta, possiamo concordare che la libertà non è un diritto inalienabile, o sacrosanto, come sostengono in molti, bensì una condizione, nel senso che “ti lasciamo libero, a patto che tu non ti comporti mali, non commetti reati, ecc.

Questo porta a una conclusione, che è la seguente: c’è qualcuno che ha il potere di toglierci la libertà. Questo qualcuno è lo Stato. E’ lo stato che decide chi si comporta bene o male, ed è lo stato che, in caso, decide come punire e quanto. Lo Stato è il padrone dei cittadini, quell’entità a cui ognuno di noi deve rendere conto, nonché ubbidire. Lo Stato ha il potere di togliere agli uomini la cosa più importante in assoluto, la libertà.

Adesso non rimane altro da fare che decidere quali possano essere i reati che possono mettere lo Stato nella posizione di toglierci la libertà.

Ci sono dei reati facili da considerare tali, come per esempio rubare o uccidere, ma ce ne sono alcuni che sono difficili da comprendere, ma che sono molto, molto più dannosi e gravi del furto e dell’omicidio. Fra questi, il reato più grave è quello di giocare un ruolo avverso alla crescita e allo sviluppo della società e al progresso dell’umanità, un reato che lo Stato punisce, togliendo la libertà a chi lo commette, all’insaputa di tutti.

Questo reato ha un nome, e si chiama funzionare contro natura.

Le persone che funzionano contro natura sono più del 90% della popolazione mondiale, e sono gli ingannati, individui che hanno accettato menzogne come verità su quasi tutto quello che riguarda la vita, a 360 gradi. Le loro vite sono basate sulla menzogna, perché credono in menzogne, e usano le menzogne per procurarsi le cose che servono loro per vivere e per stare bene. Alcuni sono più bravi degli altri nel mentire, molto più bravi, e questi sono quelli che prosperano sulle spalle degli altri, loro colleghi ingannati e menzogneri, ma molto meno bravi di loro a mentire. Sono i padroni della gente, che li considera persone di successo e che, quindi, li idolatrano, ispirandosi a loro, che li prendono come esempio, nelle loro mediocri vite.

Sono la feccia dell’umanità, quelli che credono in cose che non hanno alcun senso, nel misticismo, i poveri di spirito, macchine emotive, incapaci di analizzare logicamente. Sono miliardi e sono tutti delle menzogne camminanti, che con il passare degli anni si sono trasformati da uomini a ratti. Non lo sanno di essere ratti, illusi dal loro aspetto antropomorfo, ma sono ratti nell’anima, individui che si azzuffano gli uni con gli altri per accaparrarsi le briciole di un ricchissimo banchetto che si godono in pochissimi, i veri uomini, che sono quelli che creano le condizioni affinché essi si auto-eliminino.

Si chiama piano di derattizzazione della Terra, ed è il soprannome che alcuni leader di alcuni paesi del mondo hanno dato al Grande Reset.

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